Risposte alle domande Webinar Caleffi
19 Mag 2020

Le risposte alle domande sul webinar "Il trattamento acqua e gli additivi chimici"

Durante il webinar "Il trattamento dell'acqua e gli additivi chimici" abbiamo raccolto tutte le domande che ci sono state poste e le abbiamo organizzate per tematiche. Qui sotto il video registrato.

 


TIPOLOGIE IMPIANTI E TRATTAMENTO ACQUA

  • Ci sono obblighi di trattamenti su impianti esistenti non oggetto di modifica o altro intervento? Se invece si sostituisce un organo dell'impianto (circolatore o caldaia) come ci si deve comportare? È necessario adeguare gli impianti esistenti, cioè realizzati prima di questa norma (o della precedente versione)?

Al paragrafo 6.5.1 la UNI 8065 chiarisce la frequenza di lavaggio e risanamento di un impianto. In caso di nuove installazioni, ristrutturazioni dell’impianto e sostituzioni del generatore di calore si deve eseguire un lavaggio o risanamento dell’impianto. Per tutti gli altri tipi di intervento sugli impianti (es. sostituzione di pompe, corpi emissivi, scambiatori, etc.) occorre verificare la rispondenza del fluido termovettore alle caratteristiche della presente norma per stabilire la necessità di effettuare un lavaggio o risanamento. Il lavaggio e/o il risanamento vanno eseguiti prima di mettere in servizio l’impianto. Il risanamento di un impianto esistente va inoltre eseguito ogni qualvolta se ne ravveda la necessità (per esempio superfici riscaldanti fredde, caldaia rumorosa, proliferazioni microbiologiche, assenza o riduzione del flusso, etc.). Se lo stato di conservazione dell’impianto è precario si devono valutare possibilità e modalità di esecuzione e le tipologie del risanamento.

Al paragrafo 7.2.1  vengono riportati i trattamenti obbligatori indipendentemente dal valore di durezza totale dell’acqua e dalla potenzialità dell’impianto.

  • Per gli impianti con pompe di calore vale la stessa norma (UNI 8065)?

Sì. La norma UNI 8065 ha per oggetto la definizione e la determinazione delle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche delle acque impiegate negli impianti per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria, con temperatura massima di 110°C e negli impianti solari termici per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria. Sono escluse dal campo di applicazione della presente norma le reti di teleriscaldamento / teleraffrescamento come definite dalla legislazione vigente.

  • Quali trattamenti è opportuno utilizzare in caso di impianti misti (pannelli pavimento e radiatori) per svolgere un’azione di mantenimento dell’impianto?

Occorre inserire nell’impianto un protettivo ed un biocida che svolgerà la sua azione prevalentemente nell’impianto a bassa temperatura, a pannelli radianti.

  • Il non utilizzo dei sistemi di trattamento secondo norma può inficiare sulla garanzia della caldaia o pompa di calore? Cosa dicono i produttori?

Certo. I produttori spesso, all’interno della documentazione tecnica dei loro prodotti, ricordano che l’impianto deve essere caricato e mantenuto con le caratteristiche dell’acqua riportate nella norma UNI 8065. In caso contrario decade la garanzia. La norma UNI ricorda che in fase di progettazione e di messa in servizio è necessario verificare che le caratteristiche dell’acqua impiegata per il caricamento e il reintegro degli impianti siano conformi alle indicazioni riportate dai produttori dei singoli componenti dell’impianto (generatore termico, tubazioni, terminali di distribuzione del calore, bollitori, valvole, ecc.).

  • Come si interviene su impianti esistenti con interposto uno scambiatore a piastre tra circuito primario e secondario?

La norma UNI 8065 riporta le caratteristiche limite dell’acqua per gli impianti, indipendentemente se essi facciano parte del circuito primario o secondario. Tuttavia, gli accorgimenti e i trattamenti da utilizzare dovranno essere diversificati in base alle caratteristiche dei circuiti. Ad esempio, spesso si utilizza interporre uno scambiatore tra un generatore nuovo ed un impianto di distribuzione datato. È ovvio che occorre preservare il più possibile il circuito primario perché insiste sul nuovo generatore: a tal proposito dovranno essere attuate tutte le prescrizioni riferite agli impianti nuovi. Il circuito esistente sarà invece oggetto di risanamento.

  • Occorre installare un disaeratore in entrambi i circuiti o solamente sul primario?

La UNI 8065 prescrive la presenza di un sistema di disaerazione in ciascun circuito chiuso. Occorre quindi installarne due. La norma sottolinea inoltre che in impianti con contenuto d'acqua superiore a 300 litri, le valvole di sfogo aria non sono considerate dei dispositivi di disaerazione. Se non fosse possibile (tecnicamente o economicamente) installare due disaeratori occorre valutare dove la presenza di aria potrebbe fare più danni. Se si sostituisce il generatore e viene installato uno scambiatore di calore a protezione di questo, sicuramente occorre mettere il disaeratore sul circuito primario. Se invece sono in presenza di un impianto esteso con problemi di circolazione, rumorosità e corrosione, occorre sicuramente installarlo sul secondario. Leggi anche questo post di approdonfimento.

  • E come ci si comporta con il defangatore? Occorre installarlo anche in presenza dello scambiatore esterno?

Certo. Il filtro defangatore è obbligatorio sul circuito chiuso dell’impianto di climatizzazione.

Leggi anche questo post di approfondimento.

  • Nel caso di impianti a bassa temperatura con presenza di alghe è consigliabile svuotare l'impianto e poi trattarlo o trattare direttamente l'impianto ammalorato?

Di solito il trattamento con prodotto per il lavaggio e biocida, utilizzato come sanificante, viene fatto prima di svuotare l’impianto. Svuotare e successivamente ricaricare l’impianto non sono mai operazioni “veloci”. Se il lavaggio viene fatto seguendo le procedure e tempistiche corrette, è efficiente anche su impianto ammalorato. Nulla vieta in ogni caso di svuotare l’impianto e poi eseguire il lavaggio.

  • A volte è difficile scaricare l'impianto perché la tubazione è sotto il livello del punto di scarico, bisogna allora effettuare più lavaggi e più scarichi?

È una domanda complessa perché bisognerebbe valutare la grandezza dell'impianto e la distribuzione della linea. Generalmente nei grandi impianti sono previsti gli scarichi in differenti punti della distribuzione, soprattutto in centrale termica. In impianti medio-piccoli spesso capita che la tubazione sia sotto al livello di scarico (ad esempio con caldaia murale pensile e distribuzione sotto pavimento). In questo caso sarebbe opportuno utilizzare una pompa esterna per eseguire il lavaggio in modo da "spingere fuori" l'acqua e le impurità dalla parte bassa dell’impianto verso lo scarico. Nel caso non sia possibile utilizzare una pompa esterna, la soluzione con più lavaggi e più scarichi è sicuramente da tenere in considerazione per un risultato ottimale. L’installatore di volta in volta valuterà la soluzione più adatta.

  • Per impianti di riscaldamento realizzati con tubazioni in acciaio zincato che tipo di trattamento consigliate?

Per quanto riguarda il LAVAGGIO dell’impianto, sicuramente SCONSIGLIAMO l’utilizzo di prodotti a base di acido poiché, soprattutto in impianti compromessi, il rischio di corrosione è elevato.

SI POSSONO UTILIZZARE prodotti a base disperdente o sequestrante (come C3 CLEANER di Caleffi) che non consentono la velocità di rimozione dei depositi come i prodotti a base acida ma non intaccano la metallurgia. Inoltre rispettando le tempistiche consigliate si ottiene un’ottimale pulizia dell’impianto. Infine in presenza di tubazioni con acciaio zincato è bene tenere in considerazione la possibilità di corrosione bimetallica.

Se si parla invece di PROTEZIONE dell’impianto da corrosioni e incrostazioni occorre ricordare che la velocità di corrosione dei materiali ferrosi zincati aumenta al diminuire del pH e al diminuire del tenore di ione bicarbonato e della durezza dell’acqua. Per tali motivi occorre:

  • correggere il pH mantenendolo in un range compreso tra 7 e 8
  • limitare la durezza a valori di 5÷10 °f aggiungendo inibitori a base di fosfati (ortofosfati e polifosfati) e/o silicati.

È un tipo di corrosione che si manifesta in installazioni realizzate con materiali più nobili rispetto ai materiali zincati quali l’acciaio inossidabile e il rame. La corrosione può verificarsi sia in caso di contatto diretto che indiretto tra i metalli. Nei circuiti aperti i componenti zincati devono essere installati sempre a monte di componenti in rame ed in ogni caso mai a diretto contatto. Nei circuiti aperti a ricircolo, il rame e i prodotti zincati non devono essere utilizzati assieme neppure se non direttamente a contatto.

In questo caso evitare l’utilizzo di materiali non compatibili, ridurre la conducibilità specifica dell’acqua e mantenere valori di durezza di almeno 5-10 °f.

  • Nel caso di serbatoio inerziale presente come si procede al trattamento? In quale punto possono essere inseriti i condizionanti chimici?

L'accumulo può essere utilizzato come accesso all'impianto per il dosaggio dell'additivo chimico, ma risulta essere un punto di scarsa turbolenza, quindi c'è il rischio che depositi anziché essere distribuito per l'impianto.

Per questo motivo è consigliabile il defangatore o un normalissimo punto di carico/scarico dell'impianto, se ritenuto più comodo.

 

  • La verifica sul risparmio energetico (ex Legge 10/91) mi richiede la presenza di un filtro di sicurezza. Di cosa si tratta? È relativo al riscaldamento?

Il filtro di sicurezza citato nella verifica sul risparmio energetico e ripreso dalla UNI 8065 deve essere installato a valle del contatore dell'acquedotto e quindi risulta essere a monte sia dell’impianto di riscaldamento sia dell’impianto idrico sanitario.

Normalmente non si tratta di filtri a Y bensì di filtri a cestello con maglie filtranti in bicchieri trasparenti, tipo Caleffi serie 5370, adatti per acqua sanitaria.


IMPIANTI DATATI

  • Ci sono situazioni limite dovute alla vecchiaia dell'impianto nelle quali non è consigliato usare additivi chimici bensì altre soluzioni per il lavaggio e la rimozione delle impurità?

La UNI 8065 sottolinea come i prodotti per il lavaggio dell’impianto possono essere talvolta aggressivi quando l’impianto è molto datato e magari con corrosioni in atto da tempo. Inoltre le pompe ausiliarie possono creare delle sollecitazioni idrauliche gravose per gli impianti; il loro utilizzo va pertanto attentamente valutato nel caso di impianti datati o in precarie condizioni.

Nell’impossibilità di intervenire con un prodotto chimico risanante, (per esempio impianti in precarie condizioni reali di funzionamento), si devono utilizzare defangatori a masse filtranti per rimuovere dall’acqua impurità e fanghi in circolazione. Leggi anche questo post di approfondimento.

In questo caso l’azione di rimozione è puramente meccanica ed è volta a proteggere i componenti più sensibili dell’impianto quali valvole termostatiche, circolatori e scambiatori di calore etc. Al termine dell’intervento, l’impianto deve essere risciacquato e predisposto all’esercizio previo condizionamento con condizionanti chimici.

  • Per impianti esistenti di vecchia data a radiatori esistono trattamenti che prolungano la vita dell'impianto ovviamente senza esser aggressivi?

I protettivi. Possono essere utilizzati con qualsiasi materiale tra quelli comunemente utilizzati negli impianti di riscaldamento e formano un “film” protettivo sulla tubazione sui componenti. Inserendo inoltre un sigillante (a scopo preventivo) è possibile anche bloccare sul nascere micro-perdite. L’installazione del filtro di sicurezza non esclude comunque la presenza di filtro defangatore nel circuito chiuso di climatizzazione.


CONDIZIONANTI CHIMICI

  • Il prodotto per il lavaggio (CLEANER) può rovinare le caldaie? È quindi obbligatorio fare circolare il liquido con la vecchia caldaia da sostituire?

No. I prodotti per il lavaggio sono studiati per poter essere utilizzati con qualsiasi tipo di materiale comunemente utilizzati nella costruzione degli impianti di riscaldamento: sono compatibili con ferro, acciaio dolce, acciaio inossidabile, ottone, rame, alluminio; non  attaccano plastica e gomme, incluse guarnizioni e tubi in plastica.

  • Il filmante protettivo ha controindicazioni per l'impianto?

I condizionanti chimici sviluppati per la protezione degli impianti di climatizzazione nuovi ed esistenti, ad alta e bassa temperatura sono adatti per essere utilizzati con tutti i componenti comunemente usati nella costruzione degli impianti di riscaldamento.

Il filmante è ottimo per l’impiego con ferro, acciaio ed alluminio. Meno efficace sul rame e materiale plastico.

  • Il protettivo Caleffi  C1 INHIBITOR è a base di molibdeno? Va sempre bene utilizzare il molibdeno?

Il sodio molibdato ha una bassa tossicità, un basso impatto ambientale ed un’alta stabilità termica, per questo motivo è comunemente usato per la produzione di prodotti per il trattamento dell’acqua. Per ottenere un buon effetto di inibizione della corrosione, il sodio molibdato viene miscelato con polifosfati, gluconati, sali di zinco e benzotriazolo. I molibdati sono efficaci per la protezione di acciaio dolce, ghisa, zinco e le sue leghe. Risulta parzialmente efficace anche con il rame e le sue leghe.

  • È possibile utilizzare i prodotti anche per impianti sanitari, ad esempio il CLEANER, in combinata con adeguate macchine per lavaggio impianti?

Assolutamente No. I prodotti per il lavaggio degli impianti di climatizzazione (in particolare il CLEANER Caleffi) non possono essere utilizzati in impianti con acqua sanitaria poiché sono classificati categoria 4 secondo EN 1717.


DEFANGATORI E FILTRI

  • Il trattamento acqua sul circuito chiuso è meglio inserirlo nel ritorno dell’impianto (come indicato sugli schemi) poiché la pressione è minore o è possibile inserirlo anche sulla mandata?

I prodotti chimici per il trattamento vanno, generalmente, inseriti a impianto fermo e a pressione atmosferica. Per questo motivo il defangatore può essere utilizzato come punto di inserimento ma deve essere intercettato e scaricato. Nel caso di additivi inseriti tramite bombolette pressurizzate il punto di inserimento è sempre il defangatore o un attacco vicino. In questa situazione è possibile mantenere l’impianto in pressione. Leggi anche questo post di approfondimento.

  • Il filtro defangatore sul circuito chiuso del riscaldamento è reso obbligatorio dall'aggiornamento della UNI 8065?

Esatto. La UNI 8065, edizione 2019, impone l’utilizzo di un filtro defangatore.

  • In impianti superiori ai 100 kW o di notevole portata il defangatore deve essere necessariamente installato in by-pass. Qual è la percentuale minima di portata del by-pass?

Il dimensionamento di un defangatore dipende principalmente dalla velocità di passaggio del fluido attraverso il dispositivo, in quanto una velocità troppo elevata non permetterebbe una corretta decantazione delle impurità. Nonostante i defangatori siano dotati di ampie sezioni di passaggio create appositamente per rallentare il fluido, per garantire un funzionamento ottimale, la velocità di progetto (vpr) in ingresso al dispositivo deve essere compresa tra: 1 m/s ≤ vpr ≤ 1,5 m/s.

Come è noto, la velocità del fluido è legata alla portata tramite la sezione di passaggio. Rimanere nei limiti di velocità sopra indicati, significa quindi non superare determinati valori di portata massima consentita per ciascuna misura. Per rispondere alla domanda, quando si installa un defangatore si cerca di non bypassare nulla, rispettando la regola appena citata.

Ad esempio: un defangatore DN 300 ha una portata massima consigliata di 325 m3/h. Considerando tale portata e un DT di 10 °C si ottiene un impianto da quasi 4 MW.

  • Il filtro e il defangatore devono essere posizionati sempre tra caldaia e linea di reintegro dell'acqua?

Esatto. Devono essere posizionati, sul circuito chiuso dell’impianto di climatizzazione, sicuramente prima del generatore per poterlo preservare dall’ingresso di impurità.

  • In impianti non residenziali ( > 35 kW) è indifferente ricorrere alla defangazione per decantazione od a masse filtranti? Quando è preferibile una soluzione o l’altra?

I due dispositivi lavorano in modo completamente diverso.

La FILTRAZIONE è un trattamento fisico nel quale le particelle di sporco si separano dall'acqua poiché trattenute da un mezzo filtrante poroso (maglia filtrante). Tradizionalmente negli impianti di riscaldamento a circuito chiuso vengono utilizzati:

• filtri a Y

• filtri a calza o cartuccia

• filtri chiarificatori (o a masse filtranti).

La scelta di solito si basa sulla dimensione delle impurità contenute all'interno dell'impianto. Se l'acqua contiene solo materiale grossolano (sassolini, scaglie di ruggine, modeste quantità di sabbia), i filtri a Y o a calza sono sufficienti. Se invece sono presenti anche sostanze finemente disperse come magnetite, limo o alghe, la filtrazione a maglia può non essere più sufficiente e si ricorre ai filtri chiarificatori a letto misto.

La DEFANGAZIONE (scarica Focus Tecnico dedicato) è un trattamento fisico che sfrutta il diverso peso specifico delle particelle di impurità rispetto all'acqua: le particelle vengono separate dall'acqua grazie alla forza centrifuga o alla forza di gravità (dipende dalla tipologia di defangatore) e precipitano nella camera di raccolta. I defangatori, soprattutto quelli a gravità, si prestano ad essere abbinati ai magneti per la separazione delle particelle ferromagnetiche quali la magnetite. La riduzione della velocità del flusso permette di sfruttare al meglio l'attrazione magnetica in quanto si riduce nettamente l'effetto di trascinamento.

Il FILTRO raccoglie le impurità (più grandi della maglia o massa filtrante) al primo passaggio mentre il DEFANGATORE lavora per passaggi successivi: la soluzione migliore consiste nell’utilizzo abbinato di un filtro e un defangatore, sfruttando così i vantaggi di entrambi i componenti.

Nei MEDI-GRANDI IMPIANTI è possibile installare i due componenti in serie oppure sul mercato si trovano dispositivi chiamati filtri defangatori perché provvisti di dispositivi filtranti alloggiati in una camera di dimensioni abbastanza grandi tali da sfruttare la forza di gravità e la decantazione delle impurità.

Leggi anche questo post di approfondimento.


DISAERATORI

  • È obbligatorio anche il disaeratore nell'impianto di riscaldamento (sotto i 35 kW)? Non sono sufficienti le valvole sfogo aria?

La UNI 8065 prescrive la presenza di un sistema di disaerazione (scarica Focus tecnico dedicato) in ciascun circuito chiuso, a protezione dei componenti sensibili presenti nell’impianto.

Sottolinea inoltre che solo in impianti con contenuto d'acqua superiore a 300 litri, le valvole di sfogo aria (che possono essere sia ad azione manuale sia automatica) non sono considerate dei dispositivi di disaerazione, ma devono comunque essere posizionate nelle zone d’impianto soggette a formazione di sacche d’aria (paragrafo 6.3.2).

Quindi, se il contenuto d’acqua è inferiore a 300 litri, sono sufficienti le valvole sfogo aria. Leggi anche questo post di approfondimento.


ADDOLCIMENTO E DEMINERALIZZAZIONE

  • Qual è la differenza tra addolcimento e demineralizzazione? Possono essere considerati come trattamenti alternativi?

L’addolcimento sostituisce gli ioni di calcio e magnesio (spesso indicati come minerali di durezza) con gli ioni di sodio. In tal modo si riduce la possibilità di precipitazione di carbonati fortemente incrostanti ma non si modifica la salinità totale dell’acqua. Per questo motivo è obbligatorio un trattamento di condizionamento chimico. La demineralizzazione (scarica Focus Tecnico dedicato), al contrario, elimina la maggior parte delle specie chimiche in forma ionica (tra cui anche ioni di calcio e magnesio). Il processo consiste nell’applicazione contemporanea di due tipologie differenti di resine a scambio ionico. 

Poiché questa tecnica riduce la capacità dell’acqua di tamponare variazioni di pH la sua applicazione deve essere limitata a riportare entro valori di sicurezza la conducibilità elettrica e la concentrazione di specifici ioni (per esempio cloruri, nitrati, solfati) senza mai spingersi alla demineralizzazione totale.

Anche se l’acqua è stata sottoposta a trattamento di demineralizzazione è sempre obbligatorio il condizionamento chimico. Leggi anche questo post di approfondimento.

  • Quando è obbligatorio usare l’addolcimento e quando è possibile la demineralizzazione? Occorre sempre un condizionamento chimico successivo?

Il decreto 26/06/2015 e la norma tecnica UNI 8065 prescrivono l’obbligo di un sistema di addolcimento per impianti con potenza al focolare >  100 kW e durezza in ingresso superiore ai 15 °f.

In impianti con potenza al focolare < 100 kW non vi è nessun valore limite sulla durezza. La norma suggerisce tuttavia di tenere sotto controllo la durezza per qualsiasi tipologia di impianto e di potenza al focolare, per la conduzione dell’impianto a regola d’arte.

In questo caso, quando la durezza supera i 15 °f, è possibile utilizzare la demineralizzazione (scarica Focus tecnico dedicato) - solo sul circuito chiuso dell’impianto di riscaldamento - per riportarla entro i limiti.

La norma tecnica prescrive inoltre un trattamento di demineralizzazione parziale qualora l’acqua di alimento presenti valori di conducibilità elettrica e/o cloruri oltre i limiti.

Se si utilizza la demineralizzazione e l’impianto richiede anche il trattamento di addolcimento è possibile omettere quest’ultimo a patto che la demineralizzazione consenta di riportare i valori di durezza totale entro i limiti previsti dalla norma UNI 8065 al paragrafo 7.2.3.

Se vi è obbligo o necessità di installare un addolcimento sulla linea di carico, questo trattamento dovrà essere utilizzato anche per il circuito chiuso di riscaldamento. È fortemente sconsigliato installare un demineralizzatore dopo un addolcitore.

 

  • È possibile installare l'addolcimento solo sulla linea di carico per acqua calda sanitaria  e riscaldamento oppure è obbligatorio a monte di tutto (quindi prima della distribuzione dell’acqua fredda sanitaria)?

L’addolcitore deve essere installato a monte della distribuzione di acqua sanitaria e del carico impianto. In tal caso si utilizzerà acqua addolcita anche per il carico dell’impianto.

La demineralizzazione (leggi anche questo post di approfondimento) è classificata dalla norma UNI 8065 come un trattamento chimico-fisico (detto anche esterno). Non è un condizionante chimico in quanto non aggiunge additivi chimici all’acqua. La demineralizzazione quindi non sostituisce il condizionamento chimico, previsto da legge.


DOSATORE DI POLIFOSFATI

  • Il dosatore chimico (comunemente chiamato dosatore di polifosfati) può essere utilizzato a monte, quindi sia per l'ACS sia per AFS?

La norma UNI 8065 ha per oggetto gli impianti per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria. Non tratta la distribuzione dell’acqua fredda sanitaria, per la quale si rimanda alla UNI 9182:2014.

La UNI 8065 prescrive il dosaggio del condizionante chimico a monte delle apparecchiature e dei circuiti da proteggere (paragrafo 6.4.3). Il dosatore di polifosfati è un trattamento di solito utilizzato per ACS, poiché riscaldando l’acqua può insorgere maggiormente il problema del deposito di calcare. Per trattare sia ACS sia AFS è piuttosto consigliato un addolcitore in ingresso.

  • Il condizionante chimico per acqua sanitaria (comunemente un dosatore di polifosfati) è obbligatorio per qualsiasi potenza termica al focolare?

Esatto.

  • In cosa consiste un dosatore di polifosfati? Come agisce?

I polifosfati sono inibitori di incrostazioni e vengono utilizzati per stabilizzare la durezza dell’acqua sanitaria: interferiscono con i processi di accrescimento dei cristalli di carbonati di calcio e magnesio ostacolando la formazione di incrostazioni. Tali additivi non modificano la durezza dell’acqua che resta quindi identica prima e dopo il trattamento.

Sono sufficienti concentrazioni molto basse affinché l’effetto di inibizione (“effetto soglia”) si esplichi: 3-5 mg/l espressi come P2O5.

I polifosfati godono inoltre della proprietà di dissolvere lentamente incrostazioni calcaree pre-esistenti (effetto risanante) che è da attribuirsi alla loro capacità di aggredire la struttura compatta e coesa dei carbonati dissolvendola. Il dosaggio continuo di polifosfati consente, entro certi limiti, di risanare progressivamente impianti precedentemente incrostati.


LAVAGGIO

  • Il lavaggio può essere eseguito con la pompa di circolazione del generatore stesso. Questo potrebbe portare ad un malfunzionamento dei flussimetri presenti ormai su tutti i generatori? Soprattutto sulle pompe di calore  questi flussimetri sono facilmente soggetti a  problemi in caso di acqua non trattata. Durante il flussaggio con questi prodotti posso avere il rischio di malfunzionamenti?

Il lavaggio spesso viene eseguito con le pompe esterne. È la soluzione migliore proprio per preservare il generatore (e i suoi componenti come in questo caso il flussimetro).


STRUMENTI E CONTROLLI

  • Caleffi ha un dispositivo per misurare la durezza dell'acqua istantaneamente?

Proponiamo a catalogo il kit di misurazione della durezza (cod. 575003).

  • Con quale frequenza vanno aggiunti nuovamente gli additivi nell’acqua dell’impianto?

La frequenza minima con cui effettuare i controlli di protettivo ed antigelo (prospetto 17.a della norma UNI 8065) è una volta all’anno in occasione degli interventi di manutenzione periodica. Occorre eseguire un controllo delle concentrazioni con cartine (tipo tornasole) o reagenti nel caso di protettivo oppure mediante l’utilizzo di strumenti quali rifrattometri, densimetri per i prodotti antigelo.

Una volta all’anno è opportuno verificare anche aspetto, pH, durezza totale, conducibilità elettrica. Nel prospetto 17.b sono riportati i parametri ed i punti di prelievo per i controlli da effettuarsi in caso di problematiche specifiche (es. corrosioni) o per accertamenti resisi necessari a seguito di problematiche impiantistiche.

  • Il controllo/verifica di manutenzione va riportata sul libretto di impianto?

Nella sezione 2 del libretto di impianto è necessario riportare il solo valore della durezza dell’acqua di alimento.

La sezione 14.4 permette, invece, la registrazione dei consumi dei vari prodotti chimici per il trattamento acqua del circuito dell’impianto termico. In tale tabella è possibile inserire la tipologia del prodotto utilizzato e la relativa quantità consumata per il circuito dell’impianto termico, per l’ACS e per gli altri circuiti ausiliari. Ad esempio vengono inseriti in tabella i quantitativi di sale per il trattamento anticalcare dell’ACS e il quantitativo del prodotto anticorrosivo inserito nell’impianto di riscaldamento.

All’interno della UNI 8065 si trovano le tabelle di verifica che possono essere allegate al libretto di impianto.

Si consiglia di compilare tali tabelle ed allegarle al libretto, in modo da conoscere la situazione dell’impianto e poterla valutare in caso di eventuali problemi.

  • Parlando di protezione dell’impianto, perché al di sotto dei 100 kW non è necessario verificare la durezza dell'acqua?

Il decreto 26/06/215015 non prevede un valore limite della durezza dell’acqua in impianti con potenza al focolare < 100 kW.

Tuttavia, la norma tecnica UNI 8065 prescrive il mantenimento della durezza dell’acqua, in un impianto di climatizzazione, al di sotto dei 15°f. Controllare e mantenere la durezza, di qualsiasi impianto, al di sotto dei 15°f è operare a regola d’arte.

  • All'atto pratico, quando progetto e realizzo un impianto sono sufficienti i report che trovo (non sempre) sui siti delle aziende erogatrici dell'acqua di acquedotto per capire le caratteristiche dell'acqua? Oppure dovrei svolgere comunque delle analisi?

I dati pubblicati dalle aziende erogatrici (durezza e conducibilità elettrica) sono sufficienti per un dimensionamento di massima. Ad esempio è possibile capire se occorre un trattamento di addolcimento o demineralizzazione ed eventualmente come dimensionare le cartucce necessarie. Non sono sufficienti invece per verificare le caratteristiche dell’acqua dell’impianto. In questo caso occorre eseguire un’analisi dell’acqua.


SCARICO

  • Come vanno smaltite l’acqua di lavaggio e le particelle residue prelevate dall'impianto mediante defangatori e filtri a Y? Ci sono vincoli per lo scarico?

L'acqua contenuta all'interno dell'impianto di riscaldamento, a causa delle impurità contenute, NON PUÒ ESSERE SCARICATA liberamente in fognatura.

Spesso infatti, alcuni parametri dell'acqua di scarico superano i valori imposti da leggi e regolamenti e, per questi motivi, l'acqua deve essere considerata un "rifiuto" e SMALTITA SECONDO LE DISPOSIZIONI NAZIONALI E LOCALI.

I fenomeni corrosivi danno origine a prodotti di corrosione (ferro, alluminio, rame, zinco, stagno e perfino piombo) che circolano nell'acqua e che poi verranno scaricate durante le operazioni di manutenzione. Le stesse operazioni di pulizia, inoltre, rimuovono dall'impianto notevoli quantità di materiali grossolani, soprattutto se si utilizzano prodotti chimici.

Generalmente gli scarichi dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento di grandi dimensioni sono di frequente sottoposti a controlli da parte delle autorità competenti.

Per le piccole caldaie domestiche, invece, si tende a non prendere in considerazione questo problema, sebbene le normative siano le stesse.

Per questo motivo è bene, quando si effettuano interventi di pulizia e manutenzione, prendere in considerazione quale sia la procedura corretta per lo smaltimento delle acque di scarico.

Inoltre è bene sottolineare che, se un impianto viene gestito correttamente, questo rimarrà più pulito, verrà limitata la dissoluzione dei metalli nell'acqua e si eviterà formazione di corrosioni e incrostazioni. Si ridurranno così i lavaggi necessari e la probabilità che gli scarichi superino i limiti normativi imposti.

  • I condizionanti chimici, una volta scaricati dall'impianto dopo eseguito il lavaggio, devono essere considerati rifiuti speciali o possono essere scaricati in fognatura?

Il prodotto chimico in sé non costituisce un problema allo scarico in fognatura, in quanto non pericoloso e biodegradabile. Tuttavia, se esegue bene il suo lavoro, le sostanze rimosse vengono messe in circolazione nell'acqua. La maggior parte delle acque di scarico contengono quindi quantitativi di ferro e di materiale grossolano più elevati rispetto ai limiti imposti.


DISCONNETTORE

  • È consigliabile installare il disconnettore in ingresso dall’acquedotto o solo a monte del dispositivo di caricamento dell’impianto di riscaldamento?

È obbligatorio prevedere un dispositivo di protezione antiriflusso sulla linea di caricamento dell’impianto poiché l’acqua con l’aggiunta di condizionanti chimici è classificata categoria 4 secondo EN 1717.

Sullo stacco dell'acquedotto non è obbligatorio installare un disconnettore in quanto è possibile proteggere le singole diramazioni servite tramite singoli dispositivi di protezione antiriflusso in funzione del grado di pericolosità dell'acqua.

Ad esempio. Dall'acquedotto arriva una tubazione e si divide in tre: carico riscaldamento, carico bollitore sanitario e impianto antincendio. Occorre prevedere un disconnettore per ciascuno dei tre servizi e non serve quello in ingresso all'acquedotto.

Scarica la guida "Dispositivi di Protezione Anti Riflusso".

Commenti
Tiziano
10 Giugno 2021

Per riuscire ad avere una quantità di acqua calda sanitaria sufficiente come portata è possibile che il dosatore di polifosfati con il tempo lavori per questa soluzione?

marco_godi

In reply to by Tiziano

11 Giugno 2021

Il dosatore di polifosfati Caleffi XP, oltre all'effetto protettivo per l'impianto di distribuzione ACS, riduce gradualmente le incrostazioni già presenti. Questa azione comporta dei benefici in termini di portata d'acqua, ma sicuramente per ottenere una distribuzione corretta occorre adottare altri accorgimenti, come ad esempio un buon lavaggio dell'impianto.

Valerio Musumeci
22 Luglio 2021

Il dosatore può essere usato anche per l’acqua dell’impianto a pavimento anche se connessa ad un puffer ? Grazie

marco_godi

In reply to by Valerio Musumeci

23 Luglio 2021

Il dosatore di polifosfati è un sistema di protezione utilizzato esclusivamente per gli impianti di distribuzione per acqua calda sanitaria. Non può dunque essere utilizzato negli impianti a circuito chiuso, come quello a cui si fa riferimento nella domanda. Per questo tipo di impianti si devono utilizzare prodotti differenti, come il C1 INHIBITOR ed il C7 BIOCIDE.

Marco Ormellese
11 Ottobre 2021

alcuni impianti ACS e AFS sono realizzati in acciaio zincato. ci sono delle controindicazioni sulla qualità dell'acqua ? mi riferisco a durezza, T, pH.... grazie

marco_godi

In reply to by Marco Ormellese

11 Ottobre 2021

Buongiorno, l'acqua influisce direttamente sui materiali con cui entra in contatto, come indicato anche dalla norma UNI 8065:2019. I metalli come l'acciaio zincato possono quindi essere affetti da fenomeni corrosivi, erosivi o incrostanti differenti nel caso non si controlli e si mantenga entro determinati parametri la qualità dell'acqua che li attraversa.

Marco Ormellese

In reply to by marco_godi

11 Ottobre 2021

Concordo con la sua osservazione. Entro nel merito. e' possibiel usare acciaio zincato per ACS con acqua dolce non incrostante (T > 50°C) ?

marco_godi

In reply to by Marco Ormellese

12 Ottobre 2021

Per sapere quali materiali possano essere utilizzati nelle reti di distribuzione sanitaria occorre fare riferimento al D.M. 174. Le norme UNI 9182 e EN 806 possono dare anche dei riferimenti realizzativi per questo tipo di progettazione.

DANIELE PAGNOZZI
29 Dicembre 2022

salve in caso di caldaia da 150 kw e durezza acqua 30 gradi, che tramite il suo circuito chiuso riscalda l'acs di un boiler condominiale posso addolcire solo l'acqua di reintegro del circuito chiuso che attraversa la caldaia o devo anche addolcire l'acqua che entra nel boiler e va alle utenze?

marco_godi

In reply to by DANIELE PAGNOZZI

29 Dicembre 2022

Buongiorno, in base alle indicazioni della norma UNI 8065, nel caso l'impianto sia di potenza > 100 kW, la durezza dell'acqua sanitaria deve essere compresa tra i 5 e i 15°f. In base a tale indicazione, è corretto pensare di addolcire sia l'acqua utilizzata per il circuito primario, sia quella destinata al consumo umano.

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