Durante il webinar "Il trattamento dell'acqua e gli additivi chimici" abbiamo raccolto tutte le domande che ci sono state poste e le abbiamo organizzate per tematiche. Qui sotto il video registrato.
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TIPOLOGIE IMPIANTI E TRATTAMENTO ACQUA (qui i Focus Tecnici dedicati)
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IMPIANTI DATATI
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CONDIZIONANTI CHIMICI (qui depliant tecnico di approfondimento)
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DEFANGATORI E FILTRI (qui post di approfondimento)
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DISAERATORI (qui post di approfondimento)
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ADDOLCIMENTO E DEMINERALIZZAZIONE (qui post di approfondimento)
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DOSATORE DI POLIFOSTAFI
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LAVAGGIO
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STRUMENTI E CONTROLLI
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SCARICO
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DISCONNETTORE (scarica qui a guida sui Dispositivi Anti Riflusso)
TIPOLOGIE IMPIANTI E TRATTAMENTO ACQUA
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Ci sono obblighi di trattamenti su impianti esistenti non oggetto di modifica o altro intervento? Se invece si sostituisce un organo dell'impianto (circolatore o caldaia) come ci si deve comportare? à necessario adeguare gli impianti esistenti, cioè realizzati prima di questa norma (o della precedente versione)?
Al paragrafo 6.5.1 la UNI 8065 chiarisce la frequenza di lavaggio e risanamento di un impianto. In caso di nuove installazioni, ristrutturazioni dellâimpianto e sostituzioni del generatore di calore si deve eseguire un lavaggio o risanamento dellâimpianto. Per tutti gli altri tipi di intervento sugli impianti (es. sostituzione di pompe, corpi emissivi, scambiatori, etc.) occorre verificare la rispondenza del fluido termovettore alle caratteristiche della presente norma per stabilire la necessitĂ di effettuare un lavaggio o risanamento. Il lavaggio e/o il risanamento vanno eseguiti prima di mettere in servizio lâimpianto. Il risanamento di un impianto esistente va inoltre eseguito ogni qualvolta se ne ravveda la necessitĂ (per esempio superfici riscaldanti fredde, caldaia rumorosa, proliferazioni microbiologiche, assenza o riduzione del flusso, etc.). Se lo stato di conservazione dellâimpianto è precario si devono valutare possibilitĂ e modalitĂ di esecuzione e le tipologie del risanamento.
Al paragrafo 7.2.1 vengono riportati i trattamenti obbligatori indipendentemente dal valore di durezza totale dellâacqua e dalla potenzialitĂ dellâimpianto.
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Per gli impianti con pompe di calore vale la stessa norma (UNI 8065)?
SÏ. La norma UNI 8065 ha per oggetto la definizione e la determinazione delle caratteristiche chimiche e chimico-fisiche delle acque impiegate negli impianti per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria, con temperatura massima di 110°C e negli impianti solari termici per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria. Sono escluse dal campo di applicazione della presente norma le reti di teleriscaldamento / teleraffrescamento come definite dalla legislazione vigente.
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Quali trattamenti è opportuno utilizzare in caso di impianti misti (pannelli pavimento e radiatori) per svolgere unâazione di mantenimento dellâimpianto?
Occorre inserire nellâimpianto un protettivo ed un biocida che svolgerĂ la sua azione prevalentemente nellâimpianto a bassa temperatura, a pannelli radianti.
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Il non utilizzo dei sistemi di trattamento secondo norma può inficiare sulla garanzia della caldaia o pompa di calore? Cosa dicono i produttori?
Certo. I produttori spesso, allâinterno della documentazione tecnica dei loro prodotti, ricordano che lâimpianto deve essere caricato e mantenuto con le caratteristiche dellâacqua riportate nella norma UNI 8065. In caso contrario decade la garanzia. La norma UNI ricorda che in fase di progettazione e di messa in servizio è necessario verificare che le caratteristiche dellâacqua impiegata per il caricamento e il reintegro degli impianti siano conformi alle indicazioni riportate dai produttori dei singoli componenti dellâimpianto (generatore termico, tubazioni, terminali di distribuzione del calore, bollitori, valvole, ecc.).
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Come si interviene su impianti esistenti con interposto uno scambiatore a piastre tra circuito primario e secondario?
La norma UNI 8065 riporta le caratteristiche limite dellâacqua per gli impianti, indipendentemente se essi facciano parte del circuito primario o secondario. Tuttavia, gli accorgimenti e i trattamenti da utilizzare dovranno essere diversificati in base alle caratteristiche dei circuiti. Ad esempio, spesso si utilizza interporre uno scambiatore tra un generatore nuovo ed un impianto di distribuzione datato. Ă ovvio che occorre preservare il piĂš possibile il circuito primario perchĂŠ insiste sul nuovo generatore: a tal proposito dovranno essere attuate tutte le prescrizioni riferite agli impianti nuovi. Il circuito esistente sarĂ invece oggetto di risanamento.
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Occorre installare un disaeratore in entrambi i circuiti o solamente sul primario?
La UNI 8065 prescrive la presenza di un sistema di disaerazione in ciascun circuito chiuso. Occorre quindi installarne due. La norma sottolinea inoltre che in impianti con contenuto d'acqua superiore a 300 litri, le valvole di sfogo aria non sono considerate dei dispositivi di disaerazione. Se non fosse possibile (tecnicamente o economicamente) installare due disaeratori occorre valutare dove la presenza di aria potrebbe fare piĂš danni. Se si sostituisce il generatore e viene installato uno scambiatore di calore a protezione di questo, sicuramente occorre mettere il disaeratore sul circuito primario. Se invece sono in presenza di un impianto esteso con problemi di circolazione, rumorositĂ e corrosione, occorre sicuramente installarlo sul secondario. Leggi anche questo post di approdonfimento.
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E come ci si comporta con il defangatore? Occorre installarlo anche in presenza dello scambiatore esterno?
Certo. Il filtro defangatore è obbligatorio sul circuito chiuso dellâimpianto di climatizzazione.
Leggi anche questo post di approfondimento.
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Nel caso di impianti a bassa temperatura con presenza di alghe è consigliabile svuotare l'impianto e poi trattarlo o trattare direttamente l'impianto ammalorato?
Di solito il trattamento con prodotto per il lavaggio e biocida, utilizzato come sanificante, viene fatto prima di svuotare lâimpianto. Svuotare e successivamente ricaricare lâimpianto non sono mai operazioni âvelociâ. Se il lavaggio viene fatto seguendo le procedure e tempistiche corrette, è efficiente anche su impianto ammalorato. Nulla vieta in ogni caso di svuotare lâimpianto e poi eseguire il lavaggio.
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A volte è difficile scaricare l'impianto perchÊ la tubazione è sotto il livello del punto di scarico, bisogna allora effettuare piÚ lavaggi e piÚ scarichi?
Ă una domanda complessa perchĂŠ bisognerebbe valutare la grandezza dell'impianto e la distribuzione della linea. Generalmente nei grandi impianti sono previsti gli scarichi in differenti punti della distribuzione, soprattutto in centrale termica. In impianti medio-piccoli spesso capita che la tubazione sia sotto al livello di scarico (ad esempio con caldaia murale pensile e distribuzione sotto pavimento). In questo caso sarebbe opportuno utilizzare una pompa esterna per eseguire il lavaggio in modo da "spingere fuori" l'acqua e le impuritĂ dalla parte bassa dellâimpianto verso lo scarico. Nel caso non sia possibile utilizzare una pompa esterna, la soluzione con piĂš lavaggi e piĂš scarichi è sicuramente da tenere in considerazione per un risultato ottimale. Lâinstallatore di volta in volta valuterĂ la soluzione piĂš adatta.
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Per impianti di riscaldamento realizzati con tubazioni in acciaio zincato che tipo di trattamento consigliate?
Per quanto riguarda il LAVAGGIO dellâimpianto, sicuramente SCONSIGLIAMO lâutilizzo di prodotti a base di acido poichĂŠ, soprattutto in impianti compromessi, il rischio di corrosione è elevato.
SI POSSONO UTILIZZARE prodotti a base disperdente o sequestrante (come C3 CLEANER di Caleffi) che non consentono la velocitĂ di rimozione dei depositi come i prodotti a base acida ma non intaccano la metallurgia. Inoltre rispettando le tempistiche consigliate si ottiene unâottimale pulizia dellâimpianto. Infine in presenza di tubazioni con acciaio zincato è bene tenere in considerazione la possibilitĂ di corrosione bimetallica.
Se si parla invece di PROTEZIONE dellâimpianto da corrosioni e incrostazioni occorre ricordare che la velocitĂ di corrosione dei materiali ferrosi zincati aumenta al diminuire del pH e al diminuire del tenore di ione bicarbonato e della durezza dellâacqua. Per tali motivi occorre:
- correggere il pH mantenendolo in un range compreso tra 7 e 8
- limitare la durezza a valori di 5á10 °f aggiungendo inibitori a base di fosfati (ortofosfati e polifosfati) e/o silicati.
Ă un tipo di corrosione che si manifesta in installazioni realizzate con materiali piĂš nobili rispetto ai materiali zincati quali lâacciaio inossidabile e il rame. La corrosione può verificarsi sia in caso di contatto diretto che indiretto tra i metalli. Nei circuiti aperti i componenti zincati devono essere installati sempre a monte di componenti in rame ed in ogni caso mai a diretto contatto. Nei circuiti aperti a ricircolo, il rame e i prodotti zincati non devono essere utilizzati assieme neppure se non direttamente a contatto.
In questo caso evitare lâutilizzo di materiali non compatibili, ridurre la conducibilitĂ specifica dellâacqua e mantenere valori di durezza di almeno 5-10 °f.
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Nel caso di serbatoio inerziale presente come si procede al trattamento? In quale punto possono essere inseriti i condizionanti chimici?
L'accumulo può essere utilizzato come accesso all'impianto per il dosaggio dell'additivo chimico, ma risulta essere un punto di scarsa turbolenza, quindi c'è il rischio che depositi anzichÊ essere distribuito per l'impianto.
Per questo motivo è consigliabile il defangatore o un normalissimo punto di carico/scarico dell'impianto, se ritenuto piÚ comodo.
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La verifica sul risparmio energetico (ex Legge 10/91) mi richiede la presenza di un filtro di sicurezza. Di cosa si tratta? Ă relativo al riscaldamento?
Il filtro di sicurezza citato nella verifica sul risparmio energetico e ripreso dalla UNI 8065 deve essere installato a valle del contatore dell'acquedotto e quindi risulta essere a monte sia dellâimpianto di riscaldamento sia dellâimpianto idrico sanitario.
Normalmente non si tratta di filtri a Y bensĂŹ di filtri a cestello con maglie filtranti in bicchieri trasparenti, tipo Caleffi serie 5370, adatti per acqua sanitaria.
IMPIANTI DATATI
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Ci sono situazioni limite dovute alla vecchiaia dell'impianto nelle quali non è consigliato usare additivi chimici bensÏ altre soluzioni per il lavaggio e la rimozione delle impurità ?
La UNI 8065 sottolinea come i prodotti per il lavaggio dellâimpianto possono essere talvolta aggressivi quando lâimpianto è molto datato e magari con corrosioni in atto da tempo. Inoltre le pompe ausiliarie possono creare delle sollecitazioni idrauliche gravose per gli impianti; il loro utilizzo va pertanto attentamente valutato nel caso di impianti datati o in precarie condizioni.
NellâimpossibilitĂ di intervenire con un prodotto chimico risanante, (per esempio impianti in precarie condizioni reali di funzionamento), si devono utilizzare defangatori a masse filtranti per rimuovere dallâacqua impuritĂ e fanghi in circolazione. Leggi anche questo post di approfondimento.
In questo caso lâazione di rimozione è puramente meccanica ed è volta a proteggere i componenti piĂš sensibili dellâimpianto quali valvole termostatiche, circolatori e scambiatori di calore etc. Al termine dellâintervento, lâimpianto deve essere risciacquato e predisposto allâesercizio previo condizionamento con condizionanti chimici.
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Per impianti esistenti di vecchia data a radiatori esistono trattamenti che prolungano la vita dell'impianto ovviamente senza esser aggressivi?
I protettivi. Possono essere utilizzati con qualsiasi materiale tra quelli comunemente utilizzati negli impianti di riscaldamento e formano un âfilmâ protettivo sulla tubazione sui componenti. Inserendo inoltre un sigillante (a scopo preventivo) è possibile anche bloccare sul nascere micro-perdite. Lâinstallazione del filtro di sicurezza non esclude comunque la presenza di filtro defangatore nel circuito chiuso di climatizzazione.
CONDIZIONANTI CHIMICI
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Il prodotto per il lavaggio (CLEANER) può rovinare le caldaie? à quindi obbligatorio fare circolare il liquido con la vecchia caldaia da sostituire?
No. I prodotti per il lavaggio sono studiati per poter essere utilizzati con qualsiasi tipo di materiale comunemente utilizzati nella costruzione degli impianti di riscaldamento: sono compatibili con ferro, acciaio dolce, acciaio inossidabile, ottone, rame, alluminio; non attaccano plastica e gomme, incluse guarnizioni e tubi in plastica.
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Il filmante protettivo ha controindicazioni per l'impianto?
I condizionanti chimici sviluppati per la protezione degli impianti di climatizzazione nuovi ed esistenti, ad alta e bassa temperatura sono adatti per essere utilizzati con tutti i componenti comunemente usati nella costruzione degli impianti di riscaldamento.
Il filmante è ottimo per lâimpiego con ferro, acciaio ed alluminio. Meno efficace sul rame e materiale plastico.
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Il protettivo Caleffi C1 INHIBITOR è a base di molibdeno? Va sempre bene utilizzare il molibdeno?
Il sodio molibdato ha una bassa tossicitĂ , un basso impatto ambientale ed unâalta stabilitĂ termica, per questo motivo è comunemente usato per la produzione di prodotti per il trattamento dellâacqua. Per ottenere un buon effetto di inibizione della corrosione, il sodio molibdato viene miscelato con polifosfati, gluconati, sali di zinco e benzotriazolo. I molibdati sono efficaci per la protezione di acciaio dolce, ghisa, zinco e le sue leghe. Risulta parzialmente efficace anche con il rame e le sue leghe.
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Ă possibile utilizzare i prodotti anche per impianti sanitari, ad esempio il CLEANER, in combinata con adeguate macchine per lavaggio impianti?
Assolutamente No. I prodotti per il lavaggio degli impianti di climatizzazione (in particolare il CLEANER Caleffi) non possono essere utilizzati in impianti con acqua sanitaria poichĂŠ sono classificati categoria 4 secondo EN 1717.
DEFANGATORI E FILTRI
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Il trattamento acqua sul circuito chiuso è meglio inserirlo nel ritorno dellâimpianto (come indicato sugli schemi) poichĂŠ la pressione è minore o è possibile inserirlo anche sulla mandata?
I prodotti chimici per il trattamento vanno, generalmente, inseriti a impianto fermo e a pressione atmosferica. Per questo motivo il defangatore può essere utilizzato come punto di inserimento ma deve essere intercettato e scaricato. Nel caso di additivi inseriti tramite bombolette pressurizzate il punto di inserimento è sempre il defangatore o un attacco vicino. In questa situazione è possibile mantenere lâimpianto in pressione. Leggi anche questo post di approfondimento.
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Il filtro defangatore sul circuito chiuso del riscaldamento è reso obbligatorio dall'aggiornamento della UNI 8065?
Esatto. La UNI 8065, edizione 2019, impone lâutilizzo di un filtro defangatore.
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In impianti superiori ai 100 kW o di notevole portata il defangatore deve essere necessariamente installato in by-pass. Qual è la percentuale minima di portata del by-pass?
Il dimensionamento di un defangatore dipende principalmente dalla velocità di passaggio del fluido attraverso il dispositivo, in quanto una velocità troppo elevata non permetterebbe una corretta decantazione delle impurità . Nonostante i defangatori siano dotati di ampie sezioni di passaggio create appositamente per rallentare il fluido, per garantire un funzionamento ottimale, la velocità di progetto (vpr) in ingresso al dispositivo deve essere compresa tra: 1 m/s ⤠vpr ⤠1,5 m/s.
Come è noto, la velocità del fluido è legata alla portata tramite la sezione di passaggio. Rimanere nei limiti di velocità sopra indicati, significa quindi non superare determinati valori di portata massima consentita per ciascuna misura. Per rispondere alla domanda, quando si installa un defangatore si cerca di non bypassare nulla, rispettando la regola appena citata.
Ad esempio: un defangatore DN 300 ha una portata massima consigliata di 325 m3/h. Considerando tale portata e un DT di 10 °C si ottiene un impianto da quasi 4 MW.
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Il filtro e il defangatore devono essere posizionati sempre tra caldaia e linea di reintegro dell'acqua?
Esatto. Devono essere posizionati, sul circuito chiuso dellâimpianto di climatizzazione, sicuramente prima del generatore per poterlo preservare dallâingresso di impuritĂ .
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In impianti non residenziali ( > 35 kW) è indifferente ricorrere alla defangazione per decantazione od a masse filtranti? Quando è preferibile una soluzione o lâaltra?
I due dispositivi lavorano in modo completamente diverso.
La FILTRAZIONE è un trattamento fisico nel quale le particelle di sporco si separano dall'acqua poichÊ trattenute da un mezzo filtrante poroso (maglia filtrante). Tradizionalmente negli impianti di riscaldamento a circuito chiuso vengono utilizzati:
⢠filtri a Y
⢠filtri a calza o cartuccia
⢠filtri chiarificatori (o a masse filtranti).
La scelta di solito si basa sulla dimensione delle impurità contenute all'interno dell'impianto. Se l'acqua contiene solo materiale grossolano (sassolini, scaglie di ruggine, modeste quantità di sabbia), i filtri a Y o a calza sono sufficienti. Se invece sono presenti anche sostanze finemente disperse come magnetite, limo o alghe, la filtrazione a maglia può non essere piÚ sufficiente e si ricorre ai filtri chiarificatori a letto misto.
La DEFANGAZIONE (scarica Focus Tecnico dedicato) è un trattamento fisico che sfrutta il diverso peso specifico delle particelle di impurità rispetto all'acqua: le particelle vengono separate dall'acqua grazie alla forza centrifuga o alla forza di gravità (dipende dalla tipologia di defangatore) e precipitano nella camera di raccolta. I defangatori, soprattutto quelli a gravità , si prestano ad essere abbinati ai magneti per la separazione delle particelle ferromagnetiche quali la magnetite. La riduzione della velocità del flusso permette di sfruttare al meglio l'attrazione magnetica in quanto si riduce nettamente l'effetto di trascinamento.
Il FILTRO raccoglie le impuritĂ (piĂš grandi della maglia o massa filtrante) al primo passaggio mentre il DEFANGATORE lavora per passaggi successivi: la soluzione migliore consiste nellâutilizzo abbinato di un filtro e un defangatore, sfruttando cosĂŹ i vantaggi di entrambi i componenti.
Nei MEDI-GRANDI IMPIANTI è possibile installare i due componenti in serie oppure sul mercato si trovano dispositivi chiamati filtri defangatori perchÊ provvisti di dispositivi filtranti alloggiati in una camera di dimensioni abbastanza grandi tali da sfruttare la forza di gravità e la decantazione delle impurità .
Leggi anche questo post di approfondimento.
DISAERATORI
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Ă obbligatorio anche il disaeratore nell'impianto di riscaldamento (sotto i 35 kW)? Non sono sufficienti le valvole sfogo aria?
La UNI 8065 prescrive la presenza di un sistema di disaerazione (scarica Focus tecnico dedicato) in ciascun circuito chiuso, a protezione dei componenti sensibili presenti nellâimpianto.
Sottolinea inoltre che solo in impianti con contenuto d'acqua superiore a 300 litri, le valvole di sfogo aria (che possono essere sia ad azione manuale sia automatica) non sono considerate dei dispositivi di disaerazione, ma devono comunque essere posizionate nelle zone dâimpianto soggette a formazione di sacche dâaria (paragrafo 6.3.2).
Quindi, se il contenuto dâacqua è inferiore a 300 litri, sono sufficienti le valvole sfogo aria. Leggi anche questo post di approfondimento.
ADDOLCIMENTO E DEMINERALIZZAZIONE
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Qual è la differenza tra addolcimento e demineralizzazione? Possono essere considerati come trattamenti alternativi?
Lâaddolcimento sostituisce gli ioni di calcio e magnesio (spesso indicati come minerali di durezza) con gli ioni di sodio. In tal modo si riduce la possibilitĂ di precipitazione di carbonati fortemente incrostanti ma non si modifica la salinitĂ totale dellâacqua. Per questo motivo è obbligatorio un trattamento di condizionamento chimico. La demineralizzazione (scarica Focus Tecnico dedicato), al contrario, elimina la maggior parte delle specie chimiche in forma ionica (tra cui anche ioni di calcio e magnesio). Il processo consiste nellâapplicazione contemporanea di due tipologie differenti di resine a scambio ionico.
PoichĂŠ questa tecnica riduce la capacitĂ dellâacqua di tamponare variazioni di pH la sua applicazione deve essere limitata a riportare entro valori di sicurezza la conducibilitĂ elettrica e la concentrazione di specifici ioni (per esempio cloruri, nitrati, solfati) senza mai spingersi alla demineralizzazione totale.
Anche se lâacqua è stata sottoposta a trattamento di demineralizzazione è sempre obbligatorio il condizionamento chimico. Leggi anche questo post di approfondimento.
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Quando è obbligatorio usare lâaddolcimento e quando è possibile la demineralizzazione? Occorre sempre un condizionamento chimico successivo?
Il decreto 26/06/2015 e la norma tecnica UNI 8065 prescrivono lâobbligo di un sistema di addolcimento per impianti con potenza al focolare > 100 kW e durezza in ingresso superiore ai 15 °f.
In impianti con potenza al focolare < 100 kW non vi è nessun valore limite sulla durezza. La norma suggerisce tuttavia di tenere sotto controllo la durezza per qualsiasi tipologia di impianto e di potenza al focolare, per la conduzione dellâimpianto a regola dâarte.
In questo caso, quando la durezza supera i 15 °f, è possibile utilizzare la demineralizzazione (scarica Focus tecnico dedicato) - solo sul circuito chiuso dellâimpianto di riscaldamento - per riportarla entro i limiti.
La norma tecnica prescrive inoltre un trattamento di demineralizzazione parziale qualora lâacqua di alimento presenti valori di conducibilitĂ elettrica e/o cloruri oltre i limiti.
Se si utilizza la demineralizzazione e lâimpianto richiede anche il trattamento di addolcimento è possibile omettere questâultimo a patto che la demineralizzazione consenta di riportare i valori di durezza totale entro i limiti previsti dalla norma UNI 8065 al paragrafo 7.2.3.
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Se la demineralizzazione (scarica Focus tecnico dedicato) è specifica solo per il circuito chiuso di climatizzazione, è possibile installare l'addolcimento sulla linea di carico? I due trattamenti non sono in conflitto tra di loro?
Se vi è obbligo o necessità di installare un addolcimento sulla linea di carico, questo trattamento dovrà essere utilizzato anche per il circuito chiuso di riscaldamento. à fortemente sconsigliato installare un demineralizzatore dopo un addolcitore.
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Ă possibile installare l'addolcimento solo sulla linea di carico per acqua calda sanitaria e riscaldamento oppure è obbligatorio a monte di tutto (quindi prima della distribuzione dellâacqua fredda sanitaria)?
Lâaddolcitore deve essere installato a monte della distribuzione di acqua sanitaria e del carico impianto. In tal caso si utilizzerĂ acqua addolcita anche per il carico dellâimpianto.
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La demineralizzazione (scarica Focus Tecnico dedicato) fa parte dei condizionamenti chimici oppure è un trattamento di tipo diverso? Rientra tra i trattamenti indicati nella UNI 8065?
La demineralizzazione (leggi anche questo post di approfondimento) è classificata dalla norma UNI 8065 come un trattamento chimico-fisico (detto anche esterno). Non è un condizionante chimico in quanto non aggiunge additivi chimici allâacqua. La demineralizzazione quindi non sostituisce il condizionamento chimico, previsto da legge.
DOSATORE DI POLIFOSFATI
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Il dosatore chimico (comunemente chiamato dosatore di polifosfati) può essere utilizzato a monte, quindi sia per l'ACS sia per AFS?
La norma UNI 8065 ha per oggetto gli impianti per la climatizzazione invernale e/o estiva e/o per la produzione di acqua calda sanitaria. Non tratta la distribuzione dellâacqua fredda sanitaria, per la quale si rimanda alla UNI 9182:2014.
La UNI 8065 prescrive il dosaggio del condizionante chimico a monte delle apparecchiature e dei circuiti da proteggere (paragrafo 6.4.3). Il dosatore di polifosfati è un trattamento di solito utilizzato per ACS, poichĂŠ riscaldando lâacqua può insorgere maggiormente il problema del deposito di calcare. Per trattare sia ACS sia AFS è piuttosto consigliato un addolcitore in ingresso.
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Il condizionante chimico per acqua sanitaria (comunemente un dosatore di polifosfati) è obbligatorio per qualsiasi potenza termica al focolare?
Esatto.
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In cosa consiste un dosatore di polifosfati? Come agisce?
I polifosfati sono inibitori di incrostazioni e vengono utilizzati per stabilizzare la durezza dellâacqua sanitaria: interferiscono con i processi di accrescimento dei cristalli di carbonati di calcio e magnesio ostacolando la formazione di incrostazioni. Tali additivi non modificano la durezza dellâacqua che resta quindi identica prima e dopo il trattamento.
Sono sufficienti concentrazioni molto basse affinchĂŠ lâeffetto di inibizione (âeffetto sogliaâ) si esplichi: 3-5 mg/l espressi come P2O5.
I polifosfati godono inoltre della proprietà di dissolvere lentamente incrostazioni calcaree pre-esistenti (effetto risanante) che è da attribuirsi alla loro capacità di aggredire la struttura compatta e coesa dei carbonati dissolvendola. Il dosaggio continuo di polifosfati consente, entro certi limiti, di risanare progressivamente impianti precedentemente incrostati.
LAVAGGIO
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Il lavaggio può essere eseguito con la pompa di circolazione del generatore stesso. Questo potrebbe portare ad un malfunzionamento dei flussimetri presenti ormai su tutti i generatori? Soprattutto sulle pompe di calore questi flussimetri sono facilmente soggetti a problemi in caso di acqua non trattata. Durante il flussaggio con questi prodotti posso avere il rischio di malfunzionamenti?
Il lavaggio spesso viene eseguito con le pompe esterne. Ă la soluzione migliore proprio per preservare il generatore (e i suoi componenti come in questo caso il flussimetro).
STRUMENTI E CONTROLLI
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Caleffi ha un dispositivo per misurare la durezza dell'acqua istantaneamente?
Proponiamo a catalogo il kit di misurazione della durezza (cod. 575003).
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Con quale frequenza vanno aggiunti nuovamente gli additivi nellâacqua dellâimpianto?
La frequenza minima con cui effettuare i controlli di protettivo ed antigelo (prospetto 17.a della norma UNI 8065) è una volta allâanno in occasione degli interventi di manutenzione periodica. Occorre eseguire un controllo delle concentrazioni con cartine (tipo tornasole) o reagenti nel caso di protettivo oppure mediante lâutilizzo di strumenti quali rifrattometri, densimetri per i prodotti antigelo.
Una volta allâanno è opportuno verificare anche aspetto, pH, durezza totale, conducibilitĂ elettrica. Nel prospetto 17.b sono riportati i parametri ed i punti di prelievo per i controlli da effettuarsi in caso di problematiche specifiche (es. corrosioni) o per accertamenti resisi necessari a seguito di problematiche impiantistiche.
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Il controllo/verifica di manutenzione va riportata sul libretto di impianto?
Nella sezione 2 del libretto di impianto è necessario riportare il solo valore della durezza dellâacqua di alimento.
La sezione 14.4 permette, invece, la registrazione dei consumi dei vari prodotti chimici per il trattamento acqua del circuito dellâimpianto termico. In tale tabella è possibile inserire la tipologia del prodotto utilizzato e la relativa quantitĂ consumata per il circuito dellâimpianto termico, per lâACS e per gli altri circuiti ausiliari. Ad esempio vengono inseriti in tabella i quantitativi di sale per il trattamento anticalcare dellâACS e il quantitativo del prodotto anticorrosivo inserito nellâimpianto di riscaldamento.
Allâinterno della UNI 8065 si trovano le tabelle di verifica che possono essere allegate al libretto di impianto.
Si consiglia di compilare tali tabelle ed allegarle al libretto, in modo da conoscere la situazione dellâimpianto e poterla valutare in caso di eventuali problemi.
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Parlando di protezione dellâimpianto, perchĂŠ al di sotto dei 100 kW non è necessario verificare la durezza dell'acqua?
Il decreto 26/06/215015 non prevede un valore limite della durezza dellâacqua in impianti con potenza al focolare < 100 kW.
Tuttavia, la norma tecnica UNI 8065 prescrive il mantenimento della durezza dellâacqua, in un impianto di climatizzazione, al di sotto dei 15°f. Controllare e mantenere la durezza, di qualsiasi impianto, al di sotto dei 15°f è operare a regola dâarte.
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All'atto pratico, quando progetto e realizzo un impianto sono sufficienti i report che trovo (non sempre) sui siti delle aziende erogatrici dell'acqua di acquedotto per capire le caratteristiche dell'acqua? Oppure dovrei svolgere comunque delle analisi?
I dati pubblicati dalle aziende erogatrici (durezza e conducibilitĂ elettrica) sono sufficienti per un dimensionamento di massima. Ad esempio è possibile capire se occorre un trattamento di addolcimento o demineralizzazione ed eventualmente come dimensionare le cartucce necessarie. Non sono sufficienti invece per verificare le caratteristiche dellâacqua dellâimpianto. In questo caso occorre eseguire unâanalisi dellâacqua.
SCARICO
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Come vanno smaltite lâacqua di lavaggio e le particelle residue prelevate dall'impianto mediante defangatori e filtri a Y? Ci sono vincoli per lo scarico?
L'acqua contenuta all'interno dell'impianto di riscaldamento, a causa delle impuritĂ contenute, NON PUĂ ESSERE SCARICATA liberamente in fognatura.
Spesso infatti, alcuni parametri dell'acqua di scarico superano i valori imposti da leggi e regolamenti e, per questi motivi, l'acqua deve essere considerata un "rifiuto" e SMALTITA SECONDO LE DISPOSIZIONI NAZIONALI E LOCALI.
I fenomeni corrosivi danno origine a prodotti di corrosione (ferro, alluminio, rame, zinco, stagno e perfino piombo) che circolano nell'acqua e che poi verranno scaricate durante le operazioni di manutenzione. Le stesse operazioni di pulizia, inoltre, rimuovono dall'impianto notevoli quantitĂ di materiali grossolani, soprattutto se si utilizzano prodotti chimici.
Generalmente gli scarichi dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento di grandi dimensioni sono di frequente sottoposti a controlli da parte delle autoritĂ competenti.
Per le piccole caldaie domestiche, invece, si tende a non prendere in considerazione questo problema, sebbene le normative siano le stesse.
Per questo motivo è bene, quando si effettuano interventi di pulizia e manutenzione, prendere in considerazione quale sia la procedura corretta per lo smaltimento delle acque di scarico.
Inoltre è bene sottolineare che, se un impianto viene gestito correttamente, questo rimarrà piÚ pulito, verrà limitata la dissoluzione dei metalli nell'acqua e si eviterà formazione di corrosioni e incrostazioni. Si ridurranno cosÏ i lavaggi necessari e la probabilità che gli scarichi superino i limiti normativi imposti.
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I condizionanti chimici, una volta scaricati dall'impianto dopo eseguito il lavaggio, devono essere considerati rifiuti speciali o possono essere scaricati in fognatura?
Il prodotto chimico in sĂŠ non costituisce un problema allo scarico in fognatura, in quanto non pericoloso e biodegradabile. Tuttavia, se esegue bene il suo lavoro, le sostanze rimosse vengono messe in circolazione nell'acqua. La maggior parte delle acque di scarico contengono quindi quantitativi di ferro e di materiale grossolano piĂš elevati rispetto ai limiti imposti.
DISCONNETTORE
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Ă consigliabile installare il disconnettore in ingresso dallâacquedotto o solo a monte del dispositivo di caricamento dellâimpianto di riscaldamento?
Ă obbligatorio prevedere un dispositivo di protezione antiriflusso sulla linea di caricamento dellâimpianto poichĂŠ lâacqua con lâaggiunta di condizionanti chimici è classificata categoria 4 secondo EN 1717.
Sullo stacco dell'acquedotto non è obbligatorio installare un disconnettore in quanto è possibile proteggere le singole diramazioni servite tramite singoli dispositivi di protezione antiriflusso in funzione del grado di pericolosità dell'acqua.
Ad esempio. Dall'acquedotto arriva una tubazione e si divide in tre: carico riscaldamento, carico bollitore sanitario e impianto antincendio. Occorre prevedere un disconnettore per ciascuno dei tre servizi e non serve quello in ingresso all'acquedotto.
Scarica la guida "Dispositivi di Protezione Anti Riflusso".
Per riuscire ad avere una quantità di acqua calda sanitaria sufficiente come portata è possibile che il dosatore di polifosfati con il tempo lavori per questa soluzione?
In reply to Per riuscire ad avere una by Tiziano
Il dosatore di polifosfati Caleffi XP, oltre all'effetto protettivo per l'impianto di distribuzione ACS, riduce gradualmente le incrostazioni giĂ presenti. Questa azione comporta dei benefici in termini di portata d'acqua, ma sicuramente per ottenere una distribuzione corretta occorre adottare altri accorgimenti, come ad esempio un buon lavaggio dell'impianto.
Il dosatore può essere usato anche per lâacqua dellâimpianto a pavimento anche se connessa ad un puffer ? Grazie
In reply to Il dosatore può essere usato by Valerio Musumeci
Il dosatore di polifosfati è un sistema di protezione utilizzato esclusivamente per gli impianti di distribuzione per acqua calda sanitaria. Non può dunque essere utilizzato negli impianti a circuito chiuso, come quello a cui si fa riferimento nella domanda. Per questo tipo di impianti si devono utilizzare prodotti differenti, come il C1 INHIBITOR ed il C7 BIOCIDE.
alcuni impianti ACS e AFS sono realizzati in acciaio zincato. ci sono delle controindicazioni sulla qualitĂ dell'acqua ? mi riferisco a durezza, T, pH.... grazie
In reply to alcuni impianti ACS e AFS by Marco Ormellese
Buongiorno, l'acqua influisce direttamente sui materiali con cui entra in contatto, come indicato anche dalla norma UNI 8065:2019. I metalli come l'acciaio zincato possono quindi essere affetti da fenomeni corrosivi, erosivi o incrostanti differenti nel caso non si controlli e si mantenga entro determinati parametri la qualitĂ dell'acqua che li attraversa.
In reply to Buongiorno, l'acqua influisce by marco_godi
Concordo con la sua osservazione. Entro nel merito. e' possibiel usare acciaio zincato per ACS con acqua dolce non incrostante (T > 50°C) ?
In reply to Concordo con la sua by Marco Ormellese
Per sapere quali materiali possano essere utilizzati nelle reti di distribuzione sanitaria occorre fare riferimento al D.M. 174. Le norme UNI 9182 e EN 806 possono dare anche dei riferimenti realizzativi per questo tipo di progettazione.
salve in caso di caldaia da 150 kw e durezza acqua 30 gradi, che tramite il suo circuito chiuso riscalda l'acs di un boiler condominiale posso addolcire solo l'acqua di reintegro del circuito chiuso che attraversa la caldaia o devo anche addolcire l'acqua che entra nel boiler e va alle utenze?
In reply to salve in caso di caldaia da by DANIELE PAGNOZZI
Buongiorno, in base alle indicazioni della norma UNI 8065, nel caso l'impianto sia di potenza > 100 kW, la durezza dell'acqua sanitaria deve essere compresa tra i 5 e i 15°f. In base a tale indicazione, è corretto pensare di addolcire sia l'acqua utilizzata per il circuito primario, sia quella destinata al consumo umano.