Abbiamo raccolto in unico post le domande che ci avete posto durante il webinar "Coffee with Caleffi. La disinfezione contro il pericolo Legionella". Qui sotto il video registrato.
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È possibile effettuare un trattamento di disinfezione senza apportare modifiche definitive all'impianto, cioè con apprestamenti temporanei?
Probabilmente sì. La prima cosa che occorre fare è la valutazione del rischio di un impianto. Tale analisi deve essere svolta da una persona competente e con ruolo di responsabilità e deve vertere a risolvere al problematica del momento ma non solo, deve valutare anche se l’impianto così come è configurato può essere gestito in sicurezza anche dopo la fase di “bonifica”.
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La disinfezione della legionella con perossido di idrogeno e sali d'argento è un trattamento valido? Quali sono i vantaggi e gli svantaggi rispetto all’utilizzo del cloro?
Citiamo testualmente le Linee Guida 2015: “Il trattamento viene effettuato tramite una soluzione stabile e concentrata contenente perossido di idrogeno (acqua ossigenata) e ioni argento, sfruttando l’azione battericida di ciascun componente e la sinergia che tra di loro si sviluppa (effetto catalitico dello ione argento). L’impiego di questo disinfettante è relativamente recente e necessita ulteriori conferme sperimentali”. Rispetto all’iperclorazione, è un trattamento meno aggressivo e dalle analisi non ha mostrato il rilascio di sottoprodotti organici o inorganici che possano cambiare le condizioni dell’acqua. Trattandosi di un sistema relativamente recente, non è ancora pienamente dimostrata la sua efficacia nel tempo, ad ogni modo si tratta di un sistema che non può essere utilizzato in impianto che utilizzano l’acciaio zincato, visto che l’ossidoriduzione che si generebbe annullerebbe la presenza di argento.
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L'iperclorazione può essere dannosa per i componenti dell'impianto?
Il cloro rende l’acqua aggressiva e potrebbe “intaccare” alcuni componenti o materiali dell’impianto, quali componenti non in ottone, gomme o plastiche. L’utilizzo dell’iperclorazione deve essere definito nella valutazione del rischio.
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Con quale frequenza si consiglia di effettuare la disinfezione termica preventiva periodica?
La disinfezione termica preventiva va effettuata in seguito ad una analisi e valutazione del rischio. Tale valutazione, secondo le Linee Guida 2015 dell’ISS va effettuata con cadenza dipendente dalla tipologia di struttura (nosocomiale, ricettiva, etc.) e della tipologia di impianto. Un altro fattore che interviene nello stabilire la frequenza di analisi è la valutazione iniziale del rischio e gli interventi che si sono messi in atto in seguito all’analisi iniziale. In linea di massima le Linee Guida consigliano una valutazione quantomeno trimestrale. In seguito alla valutazione è possibile stabilire la frequenza della disinfezione preventiva. La disinfezione termica periodica invece è consigliata almeno una volta al giorno, sempre ponendo attenzione all’analisi del rischio.
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In impianti fermi dedicati alla distribuzione di solo acqua fredda (come ad esempio le scuole) come è possibile attuare la disinfezione? In mancanza di produzione di acqua calda sanitaria è sufficiente solo il flussaggio?
In mancanza di produzione di acqua calda sanitaria è obbligatorio spostarsi sui metodi di trattamento chimico, non ci sono alternative. Il solo flussaggio dell’acqua purtroppo non è sufficiente in caso di conclamata presenza del batterio della legionella.
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Perché è bene collegare la linea di ricircolo sia al bollitore sanitario sia al ramo dell’acqua fredda sanitaria?
Il doppio collegamento è indispensabile per garantire la corretta portata al miscelatore e quindi il suo corretto funzionamento anche in caso di assenza di prelievo. Se mancasse uno dei due collegamenti, nel normale funzionamento del miscelatore, si “chiuderebbe” una delle due entrate inibendo la circolazione. Inoltre il collegamento al bollitore permette di mantenere in temperatura il circuito di ricircolo stesso.
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Quali sono i contro dei bilanciatori statici?
I sistemi di bilanciamento statici, vista la loro natura, non sono in grado di adattarsi alla estrema variabilità di questa tipologia di impianto. Come ben sappiamo questi dispositivi vengono tarati con impianto a regime e in questa condizione garantiscono il corretto controllo e distribuzione delle portate, ma nel caso di variazioni di carico, come ad esempio prelievo di qualche utenza o parzializzazione della rete di distribuzione, la loro taratura non si adatta al cambiamento, perciò non è più garantito il corretto bilanciamento. Per tale motivo si prediligono i sistemi di bilanciamento dinamico, ad esempio gli Autoflow, o meglio ancora i sistemi di bilanciamento termico. Questi ultimi sono da preferirsi, perché adattano il controllo della portata all’effettivo andamento delle temperature nel tratto di ricircolo controllato, sposandosi alla perfezione con quanto richiesto dalle Linee Guida 2015.
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Lo shock termico è compatibile con i vecchi impianti che presentano tubazioni in acciaio zincato?
La base di partenza prima di ogni intervento di disinfezione, sia essa termica che chimica, è l’analisi dell’impianto, quindi la valutazione dei materiali presenti, le loro caratteristiche e la disposizione della rete distributiva. In seguito a tale valutazione è possibile stabilire se e quale tipologia di disinfezione applicare. In linea di massima viene spontaneo dire che l’acciaio zincato potrebbe essere inadatto all’utilizzo con temperature tipiche del trattamento di shock termico. È altrettanto sensato pensare che lo stesso acciaio non sia più adatto all’utilizzo per acque destinate al consumo umano, pertanto si potrebbe valutare una riqualificazione di tale impianto, per renderlo con sistemi più recenti e funzionali.
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Nel caso di trattamento con shock termico (in un impianto dotato di ricircolo) come posso realizzare la disinfezione anche delle parti terminali dell’impianto (ad esempio il soffione doccia)?
In un impianto con installato miscelatore termostatico periferico occorre by-passare tale dispositivo (alzando la temperatura di miscelazione) ed attuare un flussaggio manuale attraverso le parti terminali dell’impianto, ad opera di un operatore.
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Ha senso proporre impianti sanitari con distribuzione ad anello in modo che tutte le utenze siano collegate tra loro e l’acqua sia tenuta in movimento dal ricircolo in tutti i punti di prelievo?
Sì, è una delle tecniche che sta diventando sempre più di attualità in Italia. L’impianto è di per sé un po’ più complicato ma garantisce un grande successo dal punto di vista del controllo della legionella. La distribuzione ad anello viene fatta sia per l’acqua calda sia per quella fredda: in alcuni casi infatti la temperatura dell’acqua fredda sale ben oltre i 20 °C e talvolta occorre raffreddarla.
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Dopo un trattamento di disinfezione dell’impianto, il rischio di "ritorno" della Legionella rimane comunque elevato?
Ogni metodologia di disinfezione anti legionella, per quanto valida, può essere considerata “un’ultima spiaggia”, nel senso che bisognerebbe evitare in tutti i modi di arrivare a quel punto, tramite la prevenzione e una corretta progettazione. Tuttavia sia prevenzione sia disinfezione sono sequenze di operazioni che occorre fare con una certa logica. Chi ha la responsabilità del progetto di un impianto soprattutto complesso, deve cercare di mettere insieme tutti i sistemi che poi permettano all’impianto, nella sua normale vita operativa, di lavorare senza problemi: i rischi principali sono legati alla stagnazione, alla mancanza del controllo della temperatura o della circolazione. In ogni caso non è sufficiente progettare ed installare un impianto alla perfezione se poi manca una corretta conduzione: purtroppo in Italia molti impianti sono perfettamente progettati, perfettamente costruiti ed equipaggiati di tutti i dispositivi, ma è inesistente la gestione. In questo caso il rischio aumenta tantissimo.
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Dopo aver disinfettato l'impianto è possibile che l’acqua proveniente dalla rete idrica inquini di nuovo le tubazioni di distribuzione dell’acqua sanitaria?
L’acqua proveniente dall’acquedotto deve necessariamente presentare parametri controllati ed essere idonea al consumo umano. Non è di sicuro la concentrazione delle sostanze all’interno dell’acqua che deve preoccupare, piuttosto la gestione della sua temperatura e l’eventuale stagnazione.
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Ha senso installare contemporaneamente un sistema di bilanciamento termostatico (regolatore di ricircolo termostatico, tipo serie 116) e un sistema di controllo a valle della temperatura (miscelatore termostatico periferico)?
I due prodotti svolgono funzioni diverse. Il miscelatore termostatico periferico serve per impedire che l’utenza si scotti in seguito ad erogazione di acqua troppo calda. Il regolatore di ricircolo di tipo termostatico (leggi anche questo post di approfondimento sul regolatore di ricircolo), invece, bilancia i diversi rami del ricircolo ad una temperatura che è quella della rete principale, di solito tra i 55 e i 60 °C. A tale temperatura c’è il rischio di scottatura. Per questo motivo il miscelatore termostatico periferico evita il rischio di scottatura all’utente. I due prodotti possono tranquillamente coesistere, anzi è doveroso che ci siano entrambi.
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In presenza di più reti di ricircolo, è possibile installare a monte più miscelatori termostatici tipo Legiomix? Sono in grado di coordinarsi fra loro?
Impiantisticamente parlando, sì, soprattutto in grandi impianti. La cosa importante rimane l’analisi del circuito, occorre assicurarsi che ci sia la giusta circolazione. Il miscelatore elettronico tipo Legiomix®, nelle sue versioni, può essere inoltre abbinato a sistemi di supervisione e controllo remoto degli edifici (BMS).
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In riferimento alle indicazioni delle linee guida che suggeriscono di effettuare sempre un campionamento dell’acqua prima della riapertura delle strutture a funzionamento stagionale, come ci si deve comportare nelle prossime settimane post chiusura forzata Covid-19?
Il primo passo da fare è la valutazione del rischio, la quale deve indicare la modalità di azione per la ripartenza. In questa precisa situazione probabilmente sarebbe sufficiente scaricare completamente l’impianto, eseguire un flussaggio con grandi quantità di acqua, e, solo a questo punto, avviare i sistemi di trattamento di disinfezione con dosaggio dei prodotti chimici, evitando l’analisi batteriologica iniziale (quasi certi che impianti a lungo fermi non siano sicuramente adatti a ripartire senza interventi). La analisi batteriologica deve farsi dopo il trattamento, per verificarne la efficacia. Occorre tenere presente che per poter eseguire lo scarico completo di un impianto (soprattutto di grandi dimensioni) occorre informare le autorità competenti, sia che lo scarico sia fatto prima dei trattamenti di disinfezione sia a posteriore.
RIFERIMENTI NORMATIVI RELATIVI ALLA DISINFEZIONE TERMICA
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Come si conciliano le misure di disinfezione termica con le norme sul risparmio energetico vigenti, che spesso richiedono produzione di ACS con le FER (quindi principalmente con le pompe di calore)?
È un tema molto dibattuto; la risposta ad oggi, ormai in tutto il mondo, è una sola: quello che conta prima di tutto è la sicurezza e la salute, la parte energetica riveste un ruolo di secondo piano. Il primo aspetto da valutare in un impianto sanitario è quello legato alla sicurezza dell’utilizzatore. Il consumo di energia è altrettanto importante ma collocato in un gradino inferiore rispetto alla sicurezza. Certamente, producendo ACS con la pompa di calore si raggiungono al massimo i 55 °C. Per innalzare la temperatura a 65 °C occorre utilizzare le resistenze elettriche quotidianamente.
Le verifiche delle FER (e sul risparmio energetico) devono essere fatte congiuntamente al rischio di sicurezza ed igienico. E quest’ultimo deve essere la guida alla progettazione per la parte sanitaria. Nel caso il sistema non sia in grado di raggiungere le temperature guida consolidate per la prevenzione della Legionella, occorre: integrazione da fonti non rinnovabili e/o metodo chimico. La analisi dell’edificio viene fatta su tutto il suo complesso e per tutta la parte impiantistica, oltre che per la destinazione d’uso. La parte sanitaria è solo una parte di un completo sistema.
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Il trattamento di shock termico o disinfezione termica sono procedure descritte dalle normative e si basano su criteri medici e scientifici?
Certamente, sono trattamenti descritti all’interno delle Linee Guida come trattamenti atti a debellare i batteri della Legionella e non solo.
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Qual è il riferimento normativo che riguarda la manutenzione degli impianti sanitari?
È una norma italiana, la UNI EN 806, trasposizione nazionale di norme europee. La parte 5 è dedicata alla manutenzione degli impianti idrico-sanitari e comprende le regole di controllo degli impianti e dei dispositivi a bordo.
SCARICA LA DOCUMENTAZIONE TECNICA CALEFFI CHE TRATTA IL PERICOLO LEGIONELLA
RIVISTE IDRAULICHE
- n. 52 Riqualificazione impianti. Disinfezione termica
- n. 30 Legiomix. Regolatori termostatici - Cassette di serivazione
- n. 24 L'espansione dell'acua - I colpi d'aerite - Il pericolo legionella
- n. 23 Legionella: un pericolo mondiale