Nel corso degli ultimi anni, la Legislazione Europea ed Italiana stanno dedicando una sempre maggiore attenzione alla qualità e sicurezza dell’acqua destinata al consumo umano, stabilendo regole e parametri da rispettare. In particolare, devono essere condotte le specifiche analisi del rischio, durante la intera catena di fornitura, dalla captazione al trattamento, allo stoccaggio e alla distribuzione, fino al punto di consegna all’utente. In questo punto, tutti i parametri stabiliti per la qualità dell’acqua devono essere rispettati e mantenuti entro i rispettivi limiti.
In questa catena, gli Enti fornitori dei servizi idrici (denominati anche Utility o Multi-Utility) svolgono un ruolo fondamentale, in quanto responsabili diretti dell’acqua fornita agli utenti che si allacciano alla loro rete.
La prevenzione anti-riflusso, per evitare la contaminazione della rete sia principale sia interna, è un elemento essenziale e la sua messa in opera, sia in termini di scelta dei dispositivi che della loro corretta applicazione deve essere regolamentata correttamente.
In questo contesto e con queste responsabilità, di seguito viene presentata una sintesi di quella che è la situazione attuale della realtà italiana; una realtà, purtroppo, quanto mai articolata e tutt’altro che uniforme.
Le mappe riportate mostrano alcuni esempi di aree geografiche italiane dove esistono Enti fornitori differenti. Alcuni sono accorpati a livello di zone all’interno delle regioni, altri sono accorpati come province, altri sono semplicemente comunali.
Anche se le società di appartenenza sono le stesse, all’interno di queste ultime esiste una disparità di regolamenti, al punto che province confinanti all’interno della stessa regione possono avere regolamenti diversi. Oppure alcuni comuni facenti parte della stessa provincia hanno prescrizioni difformi da quanto indicato dalla provincia stessa.
In media esiste un regolamento per ogni provincia, a cui si sommano quelli comunali, ottenendo quindi circa 2000 regolamenti di allacciamento alla rete di fornitura. Una realtà che mostra tutti i segni della mancanza di coordinamento nazionale, con regole chiare e responsabilità definite.
Una situazione ben diversa da quanto avviene in alcuni Paesi Europei, che comunque utilizzano le stesse regole e normative. In queste nazioni, gli Enti fornitori dei servizi idrici hanno uniformato i loro regolamenti e prescrivono il pieno rispetto della EN 1717, sempre usata come guida in ogni applicazione.
In merito alla situazione nazionale, vengono applicate le indicazioni riportate sui regolamenti locali. Questi ultimi, quanto mai diversi tra di loro, descrivono le modalità di allacciamento alla rete e prescrivono gli opportuni metodi di prevenzione anti riflusso. Leggendo ed interpretando i vari regolamenti, si nota che alcuni trattano in modo sommario il problema, altri invece lo classificano in modo più puntuale e preciso, con maggiore analisi del rischio in funzione dell’utenza.
Possiamo dividere questi regolamenti in tre diverse tipologie, dalla meno dettagliata alla più attenta alla selezione dei dispositivi di protezione idonei. Nessuno o quasi dei regolamenti esistenti accenna al fatto della rispondenza alla EN 1717 per la corretta scelta dei dispositivi ed al loro impiego. Nella tabella 3 si raccolgono gli aspetti più importanti, vale a dire le applicazioni, i tipi di protezione, il grado di rischio, l’obbligo di fornitura, la descrizione del dispositivo, l’obbligo di manutenzione.
La maggior parte dei regolamenti non propone schemi di collegamento. Solo alcuni Enti fornitori più attenti li riportano. Si tratta tuttavia di schemi purtroppo datati (circa 30 anni) e non più aggiornati secondo le evoluzioni tecniche e normative. Negli esempi vengono schematizzati alcuni casi di base, che il progettista deve valutare per scegliere e posizionare il dispositivo di protezione nel punto di collegamento tra la rete potabile e quella contenente fluido pericoloso. In questa valutazione, occorre tener conto delle specifiche di collegamento, delle pressioni di alimentazione, del funzionamento di tutto il circuito a valle e dell’uso che l’utente farà del circuito collegato.
Risulta quindi fondamentale la verifica della rete interna: inserire un dispositivo antiriflusso al solo punto di consegna (il contatore dell’acqua) è un approccio sbagliato. A valle di un dispositivo di protezione, ci deve essere sempre un fluido di categoria superiore ad 1 ed occorre quindi individuare tutti i punti a rischio della rete a valle del contatore ed inserire i dispositivi di protezione opportuni. L’Ente fornitore dovrebbe contribuire in modo dettagliato a questa analisi.
La norma EN 1717 è il riferimento normativo ad oggi utilizzabile per la prevenzione anti riflusso. Le più recenti edizioni delle varie norme impiantistiche, ad esempio le nuove norme antincendio EN 16925: 2019, ne fanno esplicito richiamo con chiari schemi di collegamento.
Le altre norme dello stesso settore devono essere ancora riviste ed uniformate per inserire i corretti riferimenti. Esse comunque già evidenziano la necessità di scegliere ed applicare la parte di protezione anti riflusso nel rispetto della normativa.
! Normativa di recente emanazione, si fa chiaro riferimento alla EN 1717 per quanto concerne la prevenzione da riflusso.
In caso di incidente per riflusso, diventa quanto mai importante definire quali responsabilità siano collegate. Esse possono essere individuate sulla base di diversi aspetti, quali:
- mancanza di specifica descrizione dell’allacciamento, da parte dell’ente fornitore del servizio idrico, con presenza del dispositivo corretto per l’applicazione;
- progettazione dell’allacciamento idrico non conforme al regolamento di allacciamento, da parte del progettista;
- mancanza di confronto o di verifica (spesso inesistente) tra Ente fornitore e progettista;
- installazione non fatta secondo progetto, da parte dell’installatore;
- funzionamento non corretto del dispositivo di prevenzione, a causa di manutenzione non effettuata secondo le prescrizioni, da parte dell’utente che ne è responsabile;
- comportamento non corretto da parte dell’utente, che ha la responsabilità dell’utilizzo dell’impianto.
In caso di incidente a causa del non corretto funzionamento del dispositivo di protezione anti-riflusso, è errore la scelta del progettista oppure il fatto che il dispositivo indicato dal regolamento non sia quello idoneo? Questi sono aspetti fondamentali, che devono essere definiti in modo chiaro, nel rispetto della sicurezza da garantire agli utenti del servizio idrico. Un unico regolamento nazionale, che faccia da guida a tutti gli Enti distributori e chieda il rispetto della EN 1717 è lo strumento migliore, a prova di contestazioni. Questo regolamento ad oggi non esiste e deve essere predisposto al fine di ovviare all’attuale situaizone descritta.
Con questo articolo abbiamo cercato di mettere in evidenza i vari aspetti da considerare per poter mantenere la qualità dell’acqua distribuita agli utenti, con la piena garanzia di sicurezza igienica e nel rispetto dell’utilizzo che ne viene fatto.
Un piano di sicurezza completo deve comprendere tutte le indicazioni specifiche di collegamento, fino al rubinetto.
Gli ultimi anni hanno poi dimostrato che esiste il problema della scarsezza d’acqua, anche in zone normalmente ben fornite, come il Nord Italia. Nuovi investimenti devono essere fatti nelle infrastrutture, nelle opere idrauliche, nella rete di distribuzione. Il costo dell’acqua è destinato ad aumentare.
D’altro canto tutti hanno diritto ad accedere a questo bene e quindi è dovere sociale proteggerlo al massimo livello, con gli opportuni dispositivi e la corretta gestione.