Fin dai tempi antichi l'uomo ha sentito la necessità di trasportare l'acqua da un punto ad un altro e soprattutto di prelevarla da fiumi, torrenti o dal sottosuolo per irrigare i campi o abbeverare gli animali.
Ben presto quindi sono stati messi a punto sistemi e dispositivi per prelevare l'acqua che si trovava ad una altezza inferiore rispetto a quella di utilizzo.
In un intervallo di tempo molto ampio, a partire dal III millennio a.c. fino alla rivoluzione industriale, si sono studiati e messi a punto sistemi sempre più ingegnosi per sollevare l'acqua.
I primi meccanismi rudimentali erano dispositivi azionati dall'uomo e costituiti da una trave, un secchiello e un contrappeso (generalmente una pietra). È l'esempio dello "shaduf" (o "shadoof") utilizzato in Mesopotamia nel III millennio a.C. per scopo irriguo e dalle popolazioni egiziane nel II millennio a.C. per sollevare l'acqua da laghi e fiumi e alimentare canali posizionati più in alto. Probabilmente è uno dei sistemi più antichi conosciuti e permette ad un solo uomo di sollevare grandi volumi d'acqua grazie al principio della leva e del contrappeso.
In alcune parti dei Paesi più poveri, ancora oggi, è possibile ammirare l'utilizzo di secchi di legno o recipienti di argilla collegati a corde per sollevare grandi quantità d'acqua.
Poco per volta questi modelli si sono trasformati in congegni e macchine sofisticate, azionate prima dalla forza degli animali e successivamente da quella della natura quali correnti d'acqua, vento o maree.
Sono stati introdotti con il tempo ruote, ingranaggi, pulegge e pignoni che hanno dato origine a macchine sempre più complesse, basti solamente pensare alle numerose opere di Leonardo da Vinci.
L'evoluzione ha portato ad avere oggi gruppi di sollevamento sofisticati ed elettronici, ma in alcuni paesi in via di sviluppo è ancora possibile trovare ruote, leve o viti a spirale in funzionamento.