BIM Italia 2017 - Il punto della situazione
Il 4 aprile 2017 siamo stati tra i relatori di un incontro dedicato a fare il punto della situazione BIM in Italia presso il Politecnico di Milano.
Davvero molti gli intervenuti: sul palco si sono succeduti quindici relatori, in platea si sono contati oltre 100 interessati.
Trait d’union tra i vari attori, il gruppo di lavoro del Politecnico guidato dal Prof. Gianni Utica del Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle costruzioni e Ambiente costruito sotto la cui direzione è stato istituto anche il BIM MASTER di II livello al quale Caleffi partecipa attivamente portando l’esperienza di un produttore italiano alle prese con il BIM.
Gli interventi sono stati molto eterogenei tra di loro proprio per le competenze verticali di ciascun relatore, ma alcuni sono stati gli elementi che hanno reso coesa la fotografia di quanto sta accadendo.
Innanzitutto, il BIM è 10% tecnologia e 90% sociologia (“BIM is 10% technology, 90% sociology” cit. Scott Simpson, FAIA, KlingStubbins).
Pare un assunto forte, eppure risulta sempre più vero. È strategico un cambio di atteggiamento mentale e operativo che implichi sempre più una collaborazione attiva e allargata delle varie professionalità coinvolte in un progetto edilizio.
Collaborazione che non si limita alle divisioni interne all’azienda, bensì coinvolge attori istituzionali - quali regioni, commissioni e governi a vari livelli, enti normativi -, partner terzi necessari al completamento della filiera in modo integrato fino alla cittadinanza nel caso di lavori pubblici. Si è arrivati a parlare di “Cantiere elegante” implicando una gestione consapevole della manutenzione conservativa e della costruzione ex-novo nel rispetto del cittadino. Una consapevolezza molto possibile con l’applicazione fattiva delle logiche BIM: sapere prima con precisione estrema, come gestire spazi, materiali, consegne, macchinari, persone, fasi progettuali non può che migliorare la gestione complessiva del progetto stesso e ridurre gli impatti fastidiosi e di disturbo sulle città.
BIM significa riorganizzarsi e in tempi rapidi (vale per il pubblico e ancor più per il privato). Molti grandi studi di progettazione, e quelli presenti lo hanno confermato con presentazioni interessantissime*, si stanno riorganizzando anche in termini di organigramma vero e proprio e processi di lavoro, acquisendo figure specializzate completamente nuove (BIM Manager, BIM modeller, BIM Specialist) che vanno necessariamente ad affiancare le figure più consolidate. Vengono definiti dei parametri per scegliere quali progetti debbano essere affrontati con metodologia BIM e quali possono essere ancora gestiti con i metodi tradizionali. Perché anche questo è vero: BIM sì e subito, ma non si abbandonano le tecnologie CAD tradizionali.
All’interno di questo panorama, abbiamo portato l’attenzione su quella parte non meno importante rappresentata dai diversi componenti e impianti presenti in un qualunque progetto architettonico: un progetto BIM funziona se, e solo se, anche i produttori di componentistica decidono di partecipare con modelli funzionali e funzionanti integrabili in un sistema di dimensionamento e computazione di capitolati e costi più ampio. Caleffi ci sta lavorando alacremente da qualche anno, ma l’evoluzione costante e l’affinamento continuo sono imprescindibili.
Dal nostro punto di vista, infine, molto interessante anche il dibattito tra formati proprietari e protocolli open source che permettano l’integrazione di diversi software nell’ottica prospettica di creare piattaforme collaborative funzionanti ed efficaci. Staremo a vedere cosa accadrà.
*Al convegno hanno presentato gli studi di progettazione Tekne (alla cui capacità per altro dobbiamo il nostro CUBOROSSO) e BMS (con i quali ci piacerebbe collaborare proprio sul fronte BIM).