Nel numero 57 di Idraulica, abbiamo analizzato come regolazioni non ottimali possono comportare dispendi energetici più elevati rispetto a quelli realmente necessari. Tra le cause, ci siamo soffermati in particolare su come le regolazioni influenzino la resa di differenti generatori di calore.
In questo numero, invece, riferendoci alla regolazione della temperatura ambiente, metteremo a fuoco quali vantaggi o svantaggi si possono riscontrare con l’adozione di differenti soluzioni applicate alle più diffuse tipologie di impianti a radiatori. A tale scopo, vedremo come la scelta del sistema di termoregolazione ed i relativi benefici ottenibili siano legati, oltre che alla configurazione impiantistica stessa, anche alle abitudini di vita quotidiane.
Prenderemo in considerazione un alloggio costituito da tre zone distinte: una zona giorno con soggiorno e cucina; una stanza adibita a studio; una zona notte che comprende le camere da letto.
La regolazione della temperatura ambiente ha lo scopo di soddisfare le esigenze di benessere termico negli ambienti durante la giornata. Normalmente è possibile impostare una temperatura di comfort per i periodi di occupazione ed una più bassa, detta di attenuazione, nelle fasce orarie in cui non è previsto fabbisogno di calore. L’attenuazione ha lo scopo di evitare la disattivazione completa dell’impianto e, di conseguenza, tempi di rimessa a regime eccessivi.
L’alloggio, schematizzato in fig. 14, è servito da un impianto a radiatori di cui analizzeremo tre differenti tipologie di distribuzione:
- impianto a colonne montanti, tipico degli appartamenti in edifici residenziali con impianto centralizzato;
- impianto a singola zona, diffuso in edifici residenziali più moderni o singole abitazioni private;
- impianto a due zone, maggiormente utilizzato in abitazioni private in modo tale da suddividere gli ambienti domestici principali.
Per ciascuno di questi casi, valuteremo alcune differenti soluzioni di regolazione sia dal punto di vista del livello di comfort ottenibile, sia dal punto di vista dei risparmi raggiungibili. A tale scopo, occorre considerare quale sia il reale fabbisogno di comfort in funzione delle abitudini quotidiane, riassunte per semplicità in tre differenti fabbisogni di comfort (costante, regolare o irregolare) su un arco di tre giornate, di cui due feriali ed una festiva.
È tipico delle persone che vivono prevalentemente in casa, come ad esempio le persone anziane, ed è caratterizzato da un fabbisogno costante di benessere termico (fig. 15). In questo caso è stata considerata una temperatura di comfort di 20 °C per la zona giorno e per lo studio e di 19 °C per la zona notte.
Simula l’utilizzo degli ambienti tipico di persone che si assentano da casa con orari regolari e ripetitivi. Il fabbisogno degli ambienti, come si può vedere dai grafici di fig. 16, è diversificato tra giorni feriali e festivi.
Durante i giorni feriali si assume un utilizzo della zona giorno nelle ore del mattino e in quelle serali. Invece, nei giorni festivi, sia la zona giorno che lo studio sono stati considerati occupati in orari diurni. La zona notte viene sfruttata in modo regolare ed indistintamente tra giorni feriali o festivi.
Riproduce l’utilizzo degli ambienti tipico di persone che non hanno orari fissi di permanenza in casa o che, ad esempio, viaggiano spesso.
Per tenere conto di tali aspetti in fig. 17 si è ipotizzata, in questo caso, la completa assenza (imprevista) in un giorno feriale.